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    O.Z.2
    SERENA VESTRUCCI
    VINCENZO LATRONICO

    11 Marzo – 4 Maggio 2014

    Opere

    Serena Vestrucci – Vincenzo Latronico

     

    “…”

    “Te lo ripeto: perché non volevi mostrarle?”

    “Non lo so.”

    “Ti sembra che non funzionano?”

    “Non credo che il punto sia questo.”

    “Ti sembra che non ti rappresentino?”

    “Non mi interessa rappresentarmi.”

    “E allora che senso hanno?”

    “Potrebbero essere parte di un processo. Senti: supponi che io e te stiamo insieme, da un po’ ma non da troppo, diciamo qualche mese, sei mesi. Cominciamo a conoscerci a fondo, riusciamo in certa misura a capirci. Ma ci sono anche delle sacche inesplorate, cose che abbiamo cercato di non mostrarci. Non ho conosciuto la tua famiglia, non sai della mia adolescenza. Non abbiamo un’abitudine al litigio, magari abbiamo litigato sul serio solo una, due volte. E poi abbiamo riparato con delle e-mail lunghe e amorevoli, chiare, in cui ci sforziamo di riconoscere le nostre colpe ma anche di indicare le mancanze dell’altro senza che…”

    “Cioè, se litighi con la tua tipa tu le mandi una mail?”

    “Perché no?”

    “Lasciamo perdere. Vai avanti.”

    “In queste mail indichiamo le mancanze dell’altro senza che queste siano viste come accuse – diciamo cose come l’impressione che ho avuto è che tu e mi rendo conto che non è quello che intendi, ma io. Sì, fanno ridere, sono espressioni contorte. Ma sono anche una forma di delicatezza.”

    “Sono una forma di paura.”

    “Ma anche di amore. Ecco. Delle mail del genere hanno magari un sacco di bozze, di prime versioni. Magari hai scritto su Word prima di spedire, e nella mail definitiva si riconosce dal carattere che è un copia-e-incolla dal file, e questo ti intenerisce perché intravedi tutto il lavoro che c’era dietro, ore passate a chiedersi mi capirà? si incazzerà? Cos’è quella faccia?”

    “Non dico niente.”

    “Insomma, pensa a queste bozze. Ti rappresentano? No, non le hai mandate proprio per questo. Non funzionano? Non proprio, nel senso che raggiungono comunque, in parte, il loro scopo. E allora perché non mandi pure quelle? Perché non vuoi mostrarle?”

    “…”

    “Ma in realtà è come se le mostrassi comunque. Sono lì, e anche se sono invisibili determinano quello che si vede – quello che alla fine hai mandato – come una materia oscura che…”

    “Dai, la fisica no.”

    “Vabbé, hai capito. Forse non serve farle vedere. Il loro lavoro lo fanno. Il messaggio arriva, e arriva anche grazie a tutto quello che non viene detto. Se qualcosa resta dietro, in fondo va bene uguale, no?”

    “…”

    “…”

    “Fortuna che non stiamo più insieme, va.”

     

    Vincenzo Latronico per Love Affairs (Storie d’amore) di Serena Vestrucci ( Roma, Febbraio 2014)