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    Presumed Reality
    BENJAMIN BERGMANN
    EBBE STUB WITTRUP

    9 Maggio – 10 Luglio 2009

    opere

    Benjamin Bergmann

    Ebbe Stub Wittrup

    La galleria Otto Zoo presenta Presumed Reality, una mostra con opere di Benjamin Bergmann e Ebbe Stub Wittrup.

    Presumed reality è il titolo del progetto del fotografo danese Ebbe Stub Wittrup (Aarhus, 1973), a cui la mostra si è ispirata. Partendo da una serie di diapositive degli Anni Cinquanta che ritraevano una spedizione estiva nelle montagne norvegesi, Wittrup ha reinterpretato quelle immagini classiche ed eleganti creando una realtà diversa, presunta, rarefatta. I protagonisti della spedizione sono presenze sfuggenti, figure anonime dai tratti del volto indefiniti, collocate in uno scenario imponente e impenetrabile. Le grandi fotografie di Wittrup diventano testimonianze di un rimpianto struggente per un passato proposto nella sua effimera e inarrivabile eleganza, un déjà vu insondabile e irreale; sospeso nel tempo. Lontano, ma presente, l’inquietante boato della montagna, dell’ineludibile corrotto futuro.

    L’idea di una Presumed Reality, sottende anche tutta l’opera dell’artista tedesco Benjamin Bergmann (Würzburg, 1968) che la spinge ulteriormente nella dimensione dell’assurdo e della confusione. I lavori di Bergmann si muovono nella “border zone” tra scultura, installazioni e teatro, che ha rivendicato la propria presenza nel mondo dell’arte almeno dai tempi di “Fluxus” e l’artista stesso ha scelto di giocare un ruolo centrale come agitatore. Agitatore e sognatore, Bergmann costruisce enormi macchine inutili, recuperando la meccanica di vecchi utensili in disuso. Affascinato dalla loro forma e dal loro suono, ne amplifica la funzione estraniandola dal contesto. Costruisce abnormi falciatrici, giganteschi altoparlanti e poi archi, ponti, scenografie, strutture aeree: apparati effimeri assurdi, vaghi, che si consumano nell’attimo stesso in cui hanno assolto la loro funzione.

    Entrambi affascinati dalla costruzione di una realtà altra, aulica e salvifica partendo da elementi del passato, Wittrup e Bergmann si incontrano sul terreno del loro reciproco attaccamento a un’estetica classica, meccanica, artigianale. Il lavoro dell’uno diventa un mezzo infallibile per decifrare l’opera dell’altro e svelarne gli aspetti più significativi.